questa storia è scritta da: Flavia Giampaolo
Sono Sara Boccuzzi, ho 30 anni e mi ritrovo di nuovo qui, a Rutigliano, nel mio paese di origine, dopo essere stata via per 12 anni.
Ormai la mia vita è a New York, sono un’attrice di successo nei teatri di Broadway e sto debuttando nei cinema americani e cerco quotidianamente la mia anima gemella perché ormai la mia carriera è avviata, ora voglio anche creare una mia famiglia, dal momento che quella che avevo era tutto per me tranne che una famiglia.
Ritornare qui è molto strano, ero abituata a camminare per Times Square vedendo in primo piano sugli schermi quei tatuaggi sul braccio e sulla gamba che esaltano la mia snella figura; ora sono qui e vedo cartelli pubblicitari che a malapena si reggono in piedi.
Cammino tra le strade del mio paesino e mi perdo tra i ricordi, ricordi che avevo chiuso in un cassetto lontano del cuore.
Cammino e vedo la mia scuola media, il negozietto dove compravo il solito panino al prosciutto cotto prima di entrare in classe, la piazza dove incontravo i miei amici, la sera, prima di uscire tutti insieme, la mia vecchia casa, quella dove vivono i miei genitori, quella in cui ho lasciato mia sorella…
Non voglio ricordare la mia infanzia, per carità, fino ai 15 anni è stata anche bella, non mi è mai mancato niente, ma poi ho iniziato a sentirmi intrappolata nei sogni dei miei genitori, nelle credenze della mia famiglia ed è stato difficile vivere quella vita, volevo solo sparire, scappare in un posto lontano, e così è stato, dopo il liceo.
Quella è stata la scelta migliore della mia vita.
Ora ho 30 anni e guadagno milioni, e a differenza di quello che diceva la mia famiglia, sono diventata qualcuno grazie unicamente alle mie forze e al mio impegno.
Già, perché io sono una donna molto determinata, sempre stata, se mi metto in testa una cosa quella è e faccio di tutto per far sì che sia così, scendo a compromessi, ma sempre rimanendo in linea con la mia idea e questo però mi porta anche a essere testarda, ma insomma, se non fossi stata così non avrei raggiunto i traguardi che ho raggiunto finora.
Inoltre sono una grande sognatrice, mi piace sognare ad occhi aperti, l’ho sempre fatto, è sempre stato l’unico modo che avevo per sentirmi viva.
Cammino ancora per Rutigliano e vedere mercati e negozietti con vestiti artigianali provoca una sensazione strana dentro me dato che sono abituata al mio stile old money nato tra negozi Chanel e Ralph Lauren.
Per carità, un tempo anche io facevo shopping in questi negozi ma ora sembra così lontano quel tempo.
Tornare a Rutigliano non era tra i miei piani ma ho dovuto farlo, è stato necessario, ed è così strano camminare per strade troppo piccole, rivedere i vecchi supermercati che non hanno nulla a che vedere con quelli di New York, ritornare a passeggiare per la piazza dopo che per anni metà delle mie giornate le ho passate a Times Square.
Cammino e ovviamente attiro l’attenzione di tutti i passanti, tornando qui non ho di certo messo da parte il mio stile newyorkese, anche se sono in un piccolo paese rimango la famosa star di Broadway.
Non mi è mancato tutto questo, sono molto felice della vita che mi sono costruita con tanto impegno e per nulla al mondo la lascerei libera al vento.
Solo io so tutti i sacrifici che ci sono dietro, tutte quelle notti chiusa nel bagno di qualche locale dove lavoravo a piangere perché sapevo che sarebbe stata dura arrivare al successo.
Ovviamente a questo punto nasce spontanea la domanda, “allora perché sei tornata?”.
Sono tornata perché mia nonna, che tanto mi manca, che ho lasciato senza dare spiegazioni, mi ha chiamata dopo 12 anni per dirmi che sta molto male, ovviamente io non potevo lasciarla da sola, potrebbero essere gli ultimi istanti di vita e vorrei esserci anche io al suo fianco.
Per 12 anni non ho sentito nessuno della mia famiglia, sono sparita, ho lasciato tutto alle mie spalle e sono partita da zero.
Per 12 anni però, nonostante io abbia fatto amicizia, mi sono sentita molto sola, mi mancava qualcosa ma non volevo ammettere cosa, se sono andata via ci sarà stato un motivo, ma ero troppo orgogliosa per chiamare la mia famiglia e ammettere che era molto difficile, così ho resistito e fingendo di stare bene ho continuato a guardare avanti a testa alta, ma quando ho ricevuto quella chiamata non ci ho pensato due volte e ho preso un jet diretto per Bari.
Ora sono qui, cammino e cammino perché non voglio tornare a casa, ho paura di tornare, non so cosa mi aspetterà e voglio ritardare questo momento.
Per tutto il giorno sono andata in macchina di paese in paese per vedere se fosse cambiato qualcosa, e così da Rutigliano sono andata a Noicattaro, da Noicattaro a Torre a Mare, e poi a Mola, a Conversano, a Polignano e adesso che è sera sono costretta a tornare a casa.
Non so se i miei genitori sanno che sono tornata, di certo io non gliel’ho detto.
Sono le 21 e dopo essermi munita di tanto coraggio suono al citofono di casa al quale risponde mia madre; con molta sorpresa e senza dire una parola mi apre il portone.
Salgo quei vecchi 47 gradini e finalmente sono davanti alla porta di casa.
Mi esplode il cuore, non so che fare, che dire, come comportarmi, come reagire, ho paura ma ormai sono qui.
Con mia grande sorpresa mi apre mia sorella, di lei non so niente, di lei vorrei sapere tutto.
Con timidezza entro in casa, mia madre scoppia a piangere, mio padre è sconvolto e mia sorella guarda senza dire una parola.
Mi accolgono in un modo strano, non capisco se mi stavano aspettando oppure no.
Vorrei tanto abbracciare mia madre ma non riesco a capire se anche lei lo vuole, così rimango seduta sul divano con ancora la mia valigia tra le mani e aspetto che inizi lei a parlare.
-Ci sei mancata così tanto, abbiamo perso ogni contatto e non siamo mai riusciti a trovarti, che fine hai fatto?
-Sono riuscita a diventare l’attrice di successo che tanto sognavo di diventare, a differenza di quello che pensavate.
-Potevi anche farti sentire una volta o due in questi anni- dice mio padre
-Tagliando ogni legame con l’Italia sono riuscita a concentrare tutte le mie forze ogni giorno di più e alla fine i risultati sono arrivati, non potevo permettermi di tornare indietro
-POTEVI ALMENO CHIAMARE ME, MI HAI LASCIATA QUI SOLA, SENZA UN PUNTO DI RIFERIMENTO, MI HAI LASCIATA SENZA SPIEGAZIONI, NON MI HAI MAI CERCATA, FORSE NON MI HAI MAI VOLUTO BENE, NON TI PERDONERÒ MAI PER QUELLO CHE MI HAI FATTO- urla mia sorella
-Io… io ho dovuto farlo, qui mi sentivo in trappola, non potevo più vivere così. Ho pensato a te ogni giorno, ogni sera prima di esibirmi penso a quello che potresti star facendo e fidati, questo dentro me ha creato un vuoto pieno di solitudine
-Ma nonostante ciò hai preferito non sentirmi, nemmeno quando sei diventata chi volevi essere…
A questo punto mia sorella va in camera sua e io vado nella mia senza aggiungere una parola con i miei.
Faccio fatica ad addormentarmi, ripenso alle parole di mia sorella e mi rendo conto che in questi anni non ho mai avuto la forza di pensare che lei potesse essere arrabbiata con me e sentirsi tradita, ho solo pensato al mio dolore ma non ho mai immaginato che anche lei si potesse sentire stretta in quella vita, o forse a lei è sempre andata bene e l’unica cosa che le mancava ero io.
Mi pento per non esserle stata affianco, mi pento per essere stata troppo egoista a tal punto da perdere anche mia sorella, l’unica persona che avrebbe potuto capirmi e sostenermi, l’unico componente della famiglia che mi avrebbe consolata tutte quelle volte che avrei voluto molare tutto e tornare indietro.
Mi dispiace per quello che ho combinato, ma soprattutto per non averci pensato, in 12 anni, per aver spezzato il ramo più debole della quercia.
Ora però è tardi e per addormentarmi penso che domani rivedrò finalmente mia nonna, anche se in un letto di ospedale.
Ho saputo che ha la leucemia da un anno, al telefono faceva fatica a parlare, quindi ha resistito tanto ma adesso purtroppo è arrivata anche la sua ora, dopotutto per la sua età ha combattuto parecchio, d’altro canto lei è una combattente, è forte e non si arrende mai, credo proprio di aver preso da lei.
Con grande fatica sono riuscita finalmente ad addormentarmi. Ho avuto degli incubi stanotte, su New York e su mia sorella, ma questo lo terrò soltanto per me. Ora che ho rivisto mia sorella cresciuta ho capito che mi manca da morire e devo sfruttare questo tempo per almeno cercare di riallacciare i rapporti.
Mi sveglio alle 8:30, vado in cucina per fare colazione e lì trovo mia madre e mia sorella, dico “Buongiorno” e poi rimango in silenzio.
Prima di finire di mangiare dico a mia madre che sto andando in ospedale a trovare la nonna e vedo che mia sorella sbuffa indispettita come se il fatto di essermi allontanata per anni abbia cancellato il rapporto di parentela.
Senza darci troppo peso vado nella mia vecchia camera e mi cambio, cercando nel mio vecchio armadio un outfit che non dia troppo nell’occhio in ospedale.
Trovo un jeans, purtroppo skinny, e una maglietta blu elettrico (le uniche cose decenti) e mi fiondo in bagno.
Mi guardo allo specchio e all’improvviso mi sale tanta paura; si ricorderà di me la nonna? Le farà piacere? Mi vorrà ancora bene anche se sono scappata via? Spero soltanto che vada tutto per il meglio; sono tornata in Italia per lei ma devo per forza tornare negli States per lavoro.
Intorno alle 10 prendo le chiavi della macchina, saluto tutti e mi dirigo in ospedale a Monopoli.
All’inizio sono tranquilla ma più mi avvicino e più mi sale un po’ di ansietta.
Arrivo alle 10:45, parcheggio e mi dirigo verso il suo reparto.
Durante il tragitto mi sono fermata per prenderle un mazzo di fiori.
Appena entro nella sua camera, la numero 821, la vedo stesa sul letto a guardare alla tv un programma di canale 5 (programma che ovviamente non conosco in quanto da anni vedo solo tv americana).
La saluto e capisco che mi ha riconosciuta perché inizia a piangere.
L’abbraccio, la bacio e subito dopo chiedo a un’infermiera un vaso pieno d’acqua per i girasoli che le ho portato.
La nonna è felice di vedermi e mi chiede dove sono stata per tutto questo tempo, perché sono andata via. A quel punto le dico:
-Sai nonna, ti racconto una storia: “Nell’incantevole paesino di campagna di nome Rutigliano, viveva una ragazza di nome Sara, nata in una famiglia tradizionalista. Fin da piccola, Sara sognava di fare qualcosa di diverso, qualcosa che la distinguesse dal resto del suo mondo rurale. Mentre cresceva, la sua passione per la recitazione cresceva sempre di più, ma era una passione che la sua famiglia non riusciva a comprendere. Dopo aver terminato il liceo con successo, Sara prese la difficile decisione di lasciare la sua famiglia e il suo paese per perseguire il suo sogno a New York. Lì, nel cuore pulsante della città, si iscrisse a un prestigioso corso di recitazione all’università, ma ben presto si rese conto che realizzare i propri sogni sarebbe stato un percorso molto impegnativo. Per pagarsi l’università e mantenersi a New York, Sara si fece strada tra una miriade di lavori. Svolse mansioni di cameriera, venditrice in un negozio di abbigliamento e persino consegne in bicicletta, sacrificando il sonno e spesso rinunciando a momenti di svago. Dopo faticosi anni di studio e sacrificio, Sara si laureò in recitazione, ma le prove non finirono lì. Nonostante fosse una laureata, trovare lavoro nel mondo competitivo dello spettacolo si rivelò più difficile del previsto. Spesso incontrava porte chiuse e audizioni andate male. La lotta per realizzare il suo sogno sembrava interminabile, e Sara iniziò a dubitare delle sue capacità. Ma con tenacia e determinazione, non si arrese mai. Continuò ad affrontare le difficoltà con coraggio, affinando le sue abilità e partecipando a ogni audizione possibile. A 28 anni, mentre faceva piccoli lavoretti per piccole compagnie teatrali, Sara ricevette finalmente una chiamata che avrebbe cambiato la sua vita. Era stata scelta per un ruolo in una produzione a Broadway. Non poteva credere alle sue orecchie, le sembrava un sogno. Con il cuore colmo di gioia e gratitudine, Sara salì sul palco di Broadway per la sua grande occasione. Il suo talento e la sua passione per la recitazione brillarono, e il pubblico la applaudì con entusiasmo. Da quel momento, la sua carriera prese finalmente il volo, e Sara iniziò a raccogliere i frutti del suo duro lavoro. Il talento di Sara e la sua dedizione la portarono a ottenere ruoli sempre più importanti e riconoscimenti prestigiosi. Diventò una
delle attrici più amate a Broadway, con il pubblico che la acclamava ad ogni spettacolo. Il suo successo la portò anche nel mondo del cinema e della televisione, dove si affermò come una delle attrici più talentuose della sua generazione. Ma nonostante la fama e il successo, Sara rimase sempre umile e grata per tutto ciò che aveva ottenuto. Oggi, Sara è una delle icone dello spettacolo, una donna che ha dimostrato al mondo che con determinazione, passione e sacrificio, i sogni possono diventare realtà. La ragazza nata in una famiglia tradizionalista, proveniente da un piccolo paesino, ha raggiunto le vette più alte del mondo della recitazione. La sua storia è una testimonianza di come non si debba mai smettere di credere in se stessi, non importa quante difficoltà si incontrino lungo il cammino. Per Sara, il suo sogno è diventato realtà, ed è un faro di speranza per tutti coloro che inseguono i propri sogni, ovunque essi li portino, infatti condivide la sua storia attraverso i social affinché più giovani possibili possano inseguire i loro sogni senza arrendersi davanti alle difficoltà proprio come lei.”
-Vedi nonna, Sara sono io, la mia vita passava mi stringeva in qualcosa che non mi apparteneva, nessuno mi capiva, nessuno mi sosteneva, ho dovuto farlo.
-Nipotina mia, sono felice del tuo successo, sono felice di quello che sei diventata e ti auguro ancora più successo e una carriera ancora più prospera, però sappi che ogni giorno e ogni notte ho sperato che tornassi, ti ho sempre amata tanta a mi sei mancata molto, avevo bisogno della tua presenza. Ora è tardi per me, grazie di essere tornata ma ti prego, se devo andare via adesso lo voglio fare sapendo che tu sei stata l’ultima persona al mio fianco.
-Va bene nonna, ti prometto che in questi giorni starò sempre con te, ma poi devo tornare a New York, d’altro canto sono pur sempre una star internazionale.
-Tesoro mio, io non ti chiederò di restare perché tanto so che non lo faresti, ma ti prego, prenditi cura di tua sorella, lei è speciale e tra poco sarà l’unica che ti rimarrà, l’unica su cui potrai contare, non lasciarla un’altra volta a se stessa, ricordati di lei e prenditene cura.
-Va bene nonna, ci proverò, te lo prometto.
Dopodiché arriva l’infermiera che mi dice che il tempo delle visite è terminato.
Purtroppo non sapremo mai come è andata a finire perché caro diario, questa è la storia della vita che avrei tanto voluto avere, ma purtroppo sono Sara Boccuzzi, ho 30 anni e mi trovo a Rutigliano a vivere quella vita che i miei genitori hanno disegnato per me perché purtroppo non ho avuto tanto coraggio quando avrei dovuto averne.